Danza

Ballando sopra il virus: a scuola la danza resiste alla pandemia

Liceo coreutico Piero Gobetti di Genova
Liceo coreutico Piero Gobetti di Genova © Giuseppe Cavaleri

Il liceo coreutico Piero Gobetti di Genova è uno dei 40 istituti dedicati alla danza in Italia. La preside Chiara Saracco racconta le lezioni in presenza durante la pandemia, tra limiti e voglia di andare avanti.

Danzare e studiare ai tempi del Covid. Oggi gli studenti di alcune regioni italiane tornano a fare le lezioni in presenza: ma come hanno fatto a superare il periodo della benedetta o famigerata DAD (didattica a distanza) gli alunni di una scuola particolare come il liceo coreutico? Non si può danzare via computer o smatphone.

Per fortuna abbiamo potuto usufruire di una deroga, come quella date ad alcune società sportive. Ma non è stato facile garantire la sicurezza per allievi e docenti”: a parlare è Chiara Saracco, preside del liceo coreutico Piero Gobetti di Genova, uno dei primi cinque istituti di questo tipo a nascere in Italia, 10 anni fa. Un corso di studi che ha riscosso molto gradimento da parte degli studenti a livello nazionale, visto che oggi in Italia ci sono già una quarantina di coreutici in attività.

Chiara Saracco


Cos'è un liceo coreutico? A cosa serve?
La prima cosa da dire è che il coreutico è un liceo completo, come tutti gli altri. Mi sento di dire questa cosa anche a nome dei colleghi dirigenti degli altri coreutici sparsi in tutta Italia. Anche noi abbiamo una serie di materie d’insegnamento generali che durante la chiusura delle scuole a causa della pandemia sono state regolarmente portate avanti con la DAD. La danza, invece, la facevamo in presenza, a scuola: anche se con una serie di avvertenze.

Come funziona un liceo coreutico?
E’ una scuola di orientamento umanistico, i suoi parenti più vicini sono il liceo musicale o l’artistico. Nelle scuole di questo tipo le materie fondamentali del corso sono quelle artistiche: per noi la danza classica e contemporanea, che vengono studiate negli aspetti pratici e teorici. In tutto facciamo 32 ore alla settimana, e quindi più ore rispetto alla media degli altri licei. 
Ogni giorno i ragazzi fanno due o tre ore di danza “pratica”: più storia della danza e storia della musica che sono solo teoriche. Dato che questo è un liceo vero, che può aprire le porte a qualsiasi facoltà universitaria, le altre materie sono le solite: italiano, matematica, fisica, scienze, inglese, storia, filosofia. C’è un curriculum importante di storia dell’arte, che dura 5 anni: dopo l’artistico, il coreutico è il liceo che dedica più ore alla storia dell’arte.

(ph. Giuseppe Cavaleri)


Dieci anni di danza a scuola
Noi del Gobetti siamo stati gli apripista, abbiamo iniziato in maniera sperimentale prima dell’inserimento dei licei coreutici tra quelli previsti dalla normativa. Poi, dieci anni fa, quando è stata decisa la nascita ufficiale di questo indirizzo di studi, è ovvio che ci siamo trovati in pole position: e così siamo stati uno dei primi cinque coreutici a nascere in Italia. Poi la scuola è piaciuta e ne sono nati molti altri. Ma non troppi: il Gobetti è l’unico liceo coreutico in Liguria e basso Piemonte, abbiamo allievi che vengono dall'Alessandrino.

Come avete fatto a danzare con il Covid?
Ovviamente la danza si può fare solo in presenza: quasi nessun alunno ha spazi idonei a casa. Dovevano venire a scuola. Per accoglierli io e i colleghi degli altri coreutici abbiamo dovuto seguire il protocollo che nel maggio 2020 è stato elaborato per le società sportive. 
Questo implica una serie  di attenzioni e procedure, per esempio nel momento in cui i ragazzi si spogliano e indossano l’abbigliamento di danza. Abbiano adottato misure igieniche particolari, come la disinfezione frequente degli ambienti e delle mani. Abbiamo garantito il distanziamento tra gli alunni dividendo la palestra con strisce di nastro adesivo a terra. 
Ultimamente i ragazzi ballavano indossando la mascherina. Nonostante tutto questo, non è stato possibile fare tutti gli esercizi in programma: per esempio quelli che comportano un contatto fisico tra i ballerini.

(ph. Giuseppe Cavaleri)


Ora che riaprite le scuole, cosa cambia?
Dobbiamo fare i conti con il numero di studenti. Al Gobetti non c’è solo il coreutico, ci sono anche altri indirizzi scolastici. Prima venivano a fare lezioni fisiche in palestra solo i ragazzi del coreutico, e quindi facevamo venire le classi intere: adesso ci saranno anche gli altri e quindi potremo far venire a scuola solo metà classe alla volta, nei vari indirizzi di studio. Per quanto riguarda il coreutico, noi al Gobetti abbiamo tre sale da ballo, per soddisfare le esigenze dei vari corsi.

E cioè?
Negli ultimi tre anni le classi si dividono in due filoni: c’è chi segue l’indirizzo classico della danza e chi segue l’indirizzo contemporaneo. Ogni classe contiene i due gruppi: quindi quando vanno a fare lezione, la classe si divide. Metà dei ragazzi vanno a fare danza contemporanea, gli altri vanno a fare classica. Questo comporta il fatto che l’affluenza nelle singole palestre è dimezzata. Durante le ore di danza, metà classe va da una parte, l’altra metà va dall'altra. 
Adesso che si ritorna a scuola, con il limite del 50% dei ragazzi, paradossalmente gli stessi studenti oggi ballano meno di prima. Ma bisognerà rimboccarsi le maniche, visto che alla maturità i ragazzi presentano una danza, una variazione di un balletto e una composizione scritta sulla storia della danza.

Che dicono i vostri studenti in questa situazione?
I ragazzi sono stati contenti di poter venire a scuola comunque durante la chiusura: per i nostri alunni la danza non è solo una materia di studio, è una passione. Al Gobetti nel liceo coreutico abbiamo una novantina di alunni, sulle cinque classi. Durante il corso di studi ci sono pochissimi abbandoni, anche perché c’è una forte selezione all'ingresso: passa solo chi è davvero motivato.

(ph. Giuseppe Cavaleri)


Come si svolge questa preselezione?
E’ un vero esame di ammissione, che facciamo in collaborazione con l’Accademia nazionale di danza di Roma, con cui abbiamo una convenzione. I ragazzi fanno una piccola dimostrazione, alla presenza di insegnanti di danza e davanti a un professore dell’Accademia.

Come avete fatto a fare la preselezione con il Covid?
Abbiano fatto il test di ingresso facendoci mandare delle foto su posizioni di danza che noi avevamo indicato. Poi gli abbiamo fatto compilare un questionario motivazionale, per conoscere il ragazzo e capire come affronta questa particolare disciplina che è la danza.

Ha funzionato?
Nell'emergenza, sì. Un altro mito da sfatare è quello secondo cui al coreutico vengono solo ragazzi che hanno già fatto danza fuori da scuola. Abbiamo avuto aspiranti alunni che non avevano mai mosso un passo di danza, ma che venivano da ambienti similari come la ginnastica ritmica, il nuoto sincronizzato o il pattinaggio. A livello nazionale si è osservato che i ragazzi del coreutico sono disciplinati e capaci di mantenere un impegno come un corso di studi piuttosto complicato. Inoltre vengono fortissimamente motivati dal fatto che si tratta di una scelta che per il momento è minoritaria.

Perché minoritaria?
Scontiamo un po’ di pregiudizi, le famiglie non sono ancora convinte appieno del valore formativo del coreutico. Non è una scuola di danza, è un liceo. Il coreutico porta lo studente a investigare il rapporto tra la sua mente e il suo corpo: un elemento chiave per conoscere sé stessi e rapportarsi con gli altri. Per questo diciamo che secondo noi il coreutico è una scuola un po’ sottovalutata.

E che sbocchi offre?
Chi esce dal coreutico può fare tutto. Alcuni alunni hanno proseguito la carriera di danzatori in Italia e all'estero. Altri sono andati all'università: di solito scelgono lettere, il Dams, Filosofia, ma c’è anche chi è andato a giurisprudenza. Altri proseguono gli studi da fisioterapista, dato che un danzatore ha un rapporto stretto con il corpo e il suo movimento. C’è chi si è iscritto a psicologia: è noto che la danza può essere un valido supporto nelle terapie psicologiche e psichiatriche. Infatti uno dei nostri ragazzi ora è psicologo specializzato in danzaterapia. E c’è anche chi è diventato fisioterapista di una compagnia di danza.